Risponde Gabriele Rusconi, Direttore Generale del Gruppo Rovagnati

  1. Il mercato macro economico della categoria salumi come si sta delineando e quale strada sta prendendo nel breve e corto periodo 2023?

Quello dei salumi è attualmente un mercato in buona salute, come testimoniano le performance 2022 e il +0,9% dei volumi a chiusura (fonte dati: IRI, Iper + Super + LSP). Osservando i primi mesi del 2023 si conferma il mantenimento dei volumi (+0,6% nel primo bimestre), con una diversa velocità del banco Gastronomia, che cresce del +5,4%, rispetto a quello del Libero Servizio, che vede una flessione del 6%. Nella scelta della Gastronomia, trainata anche dal vantaggio economico per il consumatore di un euro/kg più basso, si evidenzia indubbiamente un bisogno di acquisto fondato su aspetti da sempre connaturati alla nostra categoria merceologica, come la freschezza del taglio e la garanzia di una supervisione qualitativa. Per potenziare la presenza su un mercato in evoluzione, Rovagnati continua a offrire linee di prodotto che coprono con strategie diversificate il canale Tradizionale, la Grande Distribuzione, il Food Service e il Retail. Spazi differenti, occasioni di consumo e bisogni specifici a cui vogliamo rispondere con un portafoglio brand sempre più articolato e internazionale.

 

  1. Anno 2022 come si è chiuso? il mercato delle vendite dei prodotti che hanno coinvolto la tua azienda ha dato risposte positive?

L’anno 2022 per noi si è chiuso con una crescita del fatturato tra l’8 e il 10% ma con gli utili in diminuzione per via del contesto che stiamo vivendo. Abbiamo perso quasi un terzo del profitto aziendale a causa dell’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. Questi aspetti, che non ci sembrano meramente congiunturali, richiedono un nuovo approccio improntato ad una maggiore flessibilità, cioè un tenere dritta la rotta, mettendo anche a punto rapidi cambi di strategia laddove necessario. Stiamo comunque avendo un ottimo ritorno da parte dei consumatori che conferma una costante attenzione alla qualità, anche in un contesto macroeconomico complicato. Per fare un esempio, il nostro Gran Biscotto ha raggiunto il 20% di quota di mercato nel segmento del prosciutto cotto e contemporaneamente abbiamo un ritorno positivo da gamme che per noi comportano investimenti importanti in termini di innovazione produttiva, sostenibilità e filiera come Borgo Rovagnati e Naturals, linea senza nitriti, leader di mercato in Francia con oltre 2 milioni di fatturato raggiunti nel 2022.
Proprio questi due brand sono i protagonisti del nostro recente progetto di Tracciabilità immediata: tramite scansione di un QR code apposto sulla vaschetta, il consumatore ha accesso a una carta d’identità digitale con tutte le informazioni sul prodotto acquistato.

 

  1. Come si confrontano i consumi dei vostri prodotti con le nuove generazioni (Generation Z – Millennials) e quali ritorni di mercato avete da queste generazioni?

La missione di Rovagnati, sin dai suoi primi passi, è sempre stata fare prodotti per tutti; siamo un’azienda di famiglia che non smette di guardare ai propri consumatori con un approccio quanto più trasversale e dinamico. Pensare un’offerta per le nuove generazioni per noi significa diverse cose, per esempio investire sul segmento degli snack proteici che in questo momento è in crescita. I nostri nuovi stick di salame Snack n’ Smile, gustosi, pratici e ricchi di proteine, sono disponibili in questa fase di lancio in esclusiva temporanea nel circuito edicole per un’innovazione di prodotto che è anche innovazione di canale.
Inoltre, nel dialogo con le nuove generazioni teniamo conto anche dell’aumento di attenzione verso il tema Nutrition: cresce l’importanza, specialmente presso i Millennials, di mangiare prodotti sani per il proprio benessere. A questo bisogno rispondiamo con Snello e Naturals, intere linee di prodotto senza nitriti e conservanti di alcun genere, frutto di un processo produttivo esclusivo e registrato che garantisce gli stessi livelli di salubrità dei prodotti tradizionali. Più in generale, tutti i nostri investimenti in Ricerca e Sviluppo e in transizione ecologica tengono conto dei bisogni delle nuove generazioni, il programma Rovagnati Qualità Responsabile è nato nel 2016 proprio con questo obiettivo.

 

  1. Prevedete un rialzo della materia prima per 2023? Quali le ragioni per cui tecnicamente potremmo spiegare ai nostri “stakeholders” questi eventi?

Considerati i cambiamenti strutturali che stiamo vivendo, gli aspetti che vanno tenuti sotto maggiore controllo sono i costi delle materie prime – i prezzi della carne suina non sono mai stati così alti sul mercato – e il prezzo dei mangimi che nel 2022 ha conosciuto un +26%. A nostro avviso stiamo affrontando un cambio strutturale dei costi di allevamento, dovuto soprattutto a fattori difficilmente controllabili: pensiamo all’impatto della guerra in Ucraina sulla disponibilità di materia prima per il mangime e al cambiamento climatico oramai evidente, con conseguente riduzione della produttività per ettaro coltivato.
Il dialogo con tutti gli stakeholder, in un momento come questo, è necessario e richiede dunque trasparenza e condivisione, sia di sfide che di prospettive.

 

  1. Quanto hanno inciso sulle vostre vendite i recentissimi eventi (pandemia – conflitto Ucraino Russo e conseguenti costi energetici – incremento dei consumi extra al vecchio continente)?

Gli eventi turbolenti e le emergenze degli ultimi anni hanno creato un clima di incertezza a cui siamo esposti come tutte le aziende che operano in uno scenario nazionale e internazionale. Nel periodo della pandemia, per esempio, abbiamo osservato un fisiologico crollo delle vendite al banco Gastronomia a favore del Libero Servizio, trend che oggi vediamo ribaltato. Oltre ai già citati costi dei mangimi, in materia energetica nei nostri sei stabilimenti produttivi utilizziamo energia elettrica che abbiamo acquistato a ottobre dello scorso anno a fronte di quello che era stato paventato come un rischio generale di razionalizzazione del gas. In quella sede abbiamo dovuto tutelarci con contratti a prezzo fisso al fine di non subire possibili fluttuazioni del mercato. Siamo un’azienda trasformativa, se abbiamo dovuto aumentare i nostri listini è anche per questo. Viviamo un’epoca di complessità in cui siamo chiamati a convivere con l’ignoto esercitando costantemente competenza, visione e flessibilità.

 

  1. In quali aree si possono sviluppare attività sinergiche tra le aziende della categoria salumi e la GDO?

In un momento come questo, in cui il rischio è che alla fine del gioco non vinca nessuno, crediamo che la strada da percorrere sia quella della massima cooperazione. Tutta la filiera, dagli allevatori fino ai player della Grande Distribuzione, dovrebbe sedersi allo stesso tavolo per trovare direzioni comuni. Da qualche tempo ASSICA, associazione di categoria, ribadisce l’importanza di ridefinire tutti insieme il concetto di catena del valore, prevedendo un’equa redistribuzione lungo tutta la filiera. Ovviamente un ruolo importante lo hanno anche le istituzioni che potrebbero intervenire con leve strategiche di supporto come gli investimenti in industria 4.0, la riduzione dell’IVA e degli oneri doganali di import/export. Lo spirito di squadra è un’altra delle parole chiave dell’epoca della complessità. Siamo qui per costruire una leadership basata soprattutto sulla collaborazione tra Industria e Distribuzione, fondamentale per una crescita sostenibile.