Risponde Enrico Zanoni, Direttore Generale CAVIT
L’Italia è il secondo operatore mondiale per il vino (+188%) e quinto per gli spirits (+300%).
È quanto emerge dal report Osservatorio Federvini, realizzato in collaborazione con Nomisma e Trade Lab. Un comparto che vale 21,5 miliardi di euro di fatturato che rappresenta il 21% dell’export del food & beverage italiano. Il report economico evidenzia che l’export di vino italiano negli ultimi 20 anni ha conosciuto una sensibile crescita, passando da una quota di mercato del 17% nel 2003 (con la Francia al 38%) al 22% nel 2023 con i transalpini che flettono al 33%.
Lo spumante – che rappresenta il 27% del vino italiano venduto nel mondo – registra un significativo +7% ed è in continua crescita. Buone notizie anche per Il mercato italiano degli spirits, che ammonta a 4,8 miliardi di euro e un fatturato di 1,7 miliardi di euro in termini di esportazioni, con una importante crescita dell’export del 35% e del 154% negli ultimi dieci anni.
Sul fronte dei consumi, secondo i dati forniti da TradeLab, la stragrande parte degli italiani vede il fuori casa come un’occasione di convivialità e socialità: l’80% sceglie di bere principalmente durante occasioni sociali.
- Concordate con i dati di mercato? Quali sono le vostre previsioni di chiusura dell’anno in corso? E rispetto al 2023?
Se si osserva il decennio 2013-2023, il vino italiano ha indubbiamente vissuto un periodo di crescita significativa. Tuttavia, guardando all’ultimo biennio e alle prospettive a breve termine, dobbiamo purtroppo registrare una flessione in quasi tutti i principali mercati di sbocco per l’export del vino italiano. Questa flessione, come già ampiamente commentato, è da attribuirsi sia a fattori congiunturali, come la riduzione del potere d’acquisto, che a cause strutturali, come il consumo occasionale da parte dei target più giovani.
Questa situazione potrebbe deteriorarsi ulteriormente se, come paventato, dovessero essere introdotti dazi sui prodotti importati negli Stati Uniti, che rappresenta il principale mercato di esportazione per il vino italiano. All’interno di questo quadro, la maggiore sofferenza si registra sui vini rossi, mentre il segmento delle bollicine, seppur con un impulso meno forte rispetto al recente passato, continua a mantenere un trend positivo.
- Quanto incide il mercato dell’Export?
L’export rappresenta più del 76% del giro d’affari del Gruppo, con il Nord America, e in particolare gli Stati Uniti, in primo piano. Nel contesto europeo, Regno Unito, Germania e Olanda si confermano i principali mercati di sbocco per Cavit, che si distingue per la sua presenza sia nei canali della grande distribuzione che Horeca.
- Quali sono le novità che avete appena lanciato, e quali in cantiere?
Recentemente, abbiamo introdotto una novità importante nella nostra linea Altemasi: il Gran Cuvée Trentodoc, una cuvée esclusiva 100% Chardonnay dal tirage 2021 che racchiude le migliori selezioni delle annate 2018, 2019 e 2020. Un nuovo prodotto d’eccellenza che riflette la nostra attenzione alla qualità e all’identità territoriale. Per quanto riguarda i mercati internazionali stiamo lavorando nell’area dei prodotti low-alcohol e low-calories.
- In che modo oggi l’industria deve innovarsi per ampliare il proprio mercato?
Oggi, per ampliare il proprio mercato, l’industria vinicola deve innovarsi in modo dinamico, integrando diversificazione e ascolto attivo dei consumatori, soprattutto dei giovani, che stanno cambiando profondamente il loro approccio al vino.
La nostra forza è sempre stata la diversificazione – in termini di prodotto, canale e mercato – che ci consente di rispondere a preferenze diverse e in evoluzione. Le nuove generazioni cercano esperienze autentiche e prodotti che si adattino al loro stile di consumo. Innovare, quindi, significa sviluppare prodotti che rispondano a questa esigenza.
- Le nuove generazioni, almeno per il fuori casa, mostrano un trend di consumo allineato con l’attenzione alla salute e al benessere. Come rispondete a queste nuove abitudini di consumo?
Il mondo delle bollicine oggi incontra l’interesse dei più giovani che iniziano ad approcciare il mondo del vino nel fuoricasa.
In riferimento nello specifico alle nuove tendenze, come già anticipato, stiamo sviluppando prodotti low alcohol e low calories, pensati per chi è attento a istanze salutistiche.
- Come si confrontano i consumi dei vostri prodotti con le nuove generazioni (Generation Z –Millennials) e quali ritorni di mercato avete da queste generazioni?
Come già accennato, l’area della spumantistica è l’area di primo approccio delle nuove generazioni che si avvicinano al mondo del vino. La nostra offerta di spumanti nelle sue diverse declinazioni – dal Müller spumante Charmat ai Trentodoc Cesarini Sforza e Altemasi – rappresentano una gamma interessante per questo target.
In questo contesto, anche la comunicazione gioca un ruolo fondamentale: le nostre iniziative digitali e sui social media ci consentono di instaurare un dialogo diretto e coinvolgente con Millennials e Gen Z, parlando il loro linguaggio.
- Abbiamo appena superato il Natale. Quanto incidono le vendite in questo periodo dell’anno?
Lo spumante, pur essendo negli ultimi anni sempre più soggetto a una destagionalizzazione, rimane comunque un prodotto molto rilevante durante il periodo delle feste. Il Natale, infatti, è un momento di celebrazioni e condivisione, e le bollicine rimangono un elemento centrale in queste occasioni. Pertanto, accanto a una crescente tendenza a consumarlo tutto l’anno, le vendite di spumante negli ultimi mesi dell’anno rappresentano ancora una quota significativa.
- Innovazione tecnologica e sostenibilità. Quanto questi fattori saranno determinanti per il futuro delle aziende vinicole?
L’innovazione tecnologica e la sostenibilità rappresentano pilastri essenziali per il futuro del settore vinicolo.
Il nostro impegno per la sostenibilità ambientale, economica e sociale, guida costantemente le strategie del Gruppo Cavit. La nostra volontà di preservare il valore della viticoltura trentina si traduce in pratiche sostenibili, come l’impiego della piattaforma PICA per una gestione ottimizzata del vigneto, e in un attivo supporto alla comunità del territorio.
In aggiunta, il nostro team agronomico offre consulenza e assistenza a tutti i soci viticoltori, un servizio fondamentale che ha contribuito a rafforzare il Consorzio e ad elevare gli standard di coltivazione e produzione, affrontando con successo le molteplici sfide del settore.
- In quali aree si possono sviluppare attività sinergiche tra le aziende della categoria e la distribuzione?
L’obiettivo comune tra aziende della categoria e la distribuzione è fornire il miglior servizio possibile al consumatore. Le sinergie sono fondamentali, poiché entrambe le parti portano competenze specifiche che si completano a vicenda. La distribuzione, infatti, ha un feedback diretto con il consumatore, il che è cruciale per comprendere le sue esigenze e orientare le strategie di prodotto. In quest’ottica, la collaborazione con il produttore diventa rilevante per sviluppare un approccio di category management, che mira a ottimizzare la gestione dello scaffale e la redditività per tutte le parti coinvolte.
Nel mondo del vino, la forte frammentazione del mercato rende la scelta del consumatore particolarmente complessa. Un progetto di category management può aiutare a semplificare questa decisione, guidando il consumatore verso le opzioni più adatte alle sue preferenze.