Risponde Giampaolo Farchioni, Owner e Manager Farchioni Olii SpA

 

  • Il mercato macro economico della categoria come si sta delineando e quale strada sta prendendo nel breve e corto periodo 2024? Prevedete un rialzo della materia prima per 2024?

Nel corso del 2023 gli aumenti del costo dell’olio extra vergine di oliva comunitario non si sono riversati interamente sugli scaffali dei supermercati, in quanto assorbiti in parte dall’industria e in parte dalla GDO; questo significa che nei primi mesi del 2024 il prezzo continuerà a salire. In parallelo ci sarà un calo della pressione promozionale, come visto anche nel 2023, con una presenza sempre più centellinata della categoria EVO all’interno dei volantini; questo farà alzare il prezzo medio di acquisto da parte del consumatore, che si troverà sempre più spesso a dover acquistare l’olio a prezzo pieno dallo scaffale. Non è possibile fare previsioni in questo momento per il secondo semestre 2024; dobbiamo aspettare i primi segnali della nuova campagna olearia che, vista la situazione attuale di scarse piogge, non si prospetta tra le migliori per il terzo anno consecutivo, ma aspettiamo prima di fare stime.

  • Anno 2023 come si è chiuso? il mercato delle vendite dei prodotti che hanno coinvolto la tua azienda ha dato risposte positive?

Nel 2023 il problema più grande è stato il forte calo produttivo di materia prima causato dalle condizioni climatiche che, sommato all’inflazione di questa fase storica, ha portato un aumento importante del prezzo dell’EVO, che si è solo parzialmente riversato con aumenti sul prezzo a scaffale, causando una contrazione dei volumi, risultata però meno peggio delle aspettative, fermandosi al -9.5% (2023 vs 2022). Tutti i processi della nostra azienda sono improntati al principio di sostenibilità che, tra le altre cose, significa anche puntare sul concetto e sulle pratiche di filiera che ci aiutano a migliorare sempre di più. Abbiamo pertanto realizzato diversi investimenti sia sul piano agricolo che sui materiali per il confezionamento e sulle fonti rinnovabili. Investimenti che, tutti insieme, concorrono a superare le difficoltà della congiuntura. Farchioni ha chiuso con numeri positivi sul mercato Horeca (+15%), migliorando in GDO le vendite del settore premium, non filtrato e 100% Italiano; l’estero ha subito un calo a volume a causa di un mercato più rigido nell’accettare i nuovi listini.

  • Come si confrontano i consumi dei vostri prodotti con le nuove generazioni (Generation Z – Millennials) e quali ritorni di mercato avete da queste generazioni?

    I giovani sono sempre più sensibili ai temi della territorialità e della sostenibilità e cercano aziende capaci di seguire con convinzione questo indirizzo virtuoso. Farchioni è la prima azienda olearia ad avere realizzato, a partire dal 2020, il proprio Bilancio di Sostenibilità in conformità, da un lato agli standard internazionali e all’agenda 2030 dell’ONU e, dall’altro, agli standard definiti dal GRI – Global Reporting Initiative. Consideriamo tutti i nostri investimenti agricoli sulla ‘sostenibilità contadina’ – che è la filosofia storica della nostra azienda – uno strumento di dialogo ideale con le nuove generazioni, sempre più attente alla tutela della biodiversità e alla salvaguardia dell’ambiente.

    Il nostro progetto pluripremiato dell’‘Olivicoltura eroica’, per esempio, nasce per salvaguardare e promuovere il patrimonio olivicolo nazionale, ispirandosi al claim che anima l’attività della famiglia Farchioni fin dal 1780: “il futuro è nelle nostre radici”.

    Farchioni Oli mette a disposizione storia, esperienza, competenza e risorse per una missione ambiziosa che parte da una sfida complessa: il recupero di ulivi ultracentenari che hanno un enorme valore paesaggistico e di ulivi coltivati su pendenze superiori al 30% o su terrazzamenti, oppure in piccole isole o sopra i 500 metri. Presenti in tutta Italia, questi uliveti sono spesso in stato di abbandono perché non ci sono più i vecchi proprietari che li coltivavano oppure perché è troppo costoso continuare la produzione. Per realizzare questo progetto la famiglia Farchioni ha stipulato nel giugno 2023 un patto di filiera con un gruppo di olivicoltori eroici, provenienti dalle regioni italiane più vocate: Toscana, Umbria, Lazio, Puglia, Campania, Sardegna. Farchioni inoltre, con oltre 200 ettari di oliveti e 4 frantoi di proprietà, sta lavorando e investendo nella produzione e promozione dell’EVO italiano garantendo filiera e qualità.

     

    • Prevedete un rialzo della materia prima per 2024? Quali le ragioni per cui tecnicamente potremmo spiegare ai nostri “stakeholders” questi eventi

    Oggi la quotazione è di 9,0 euro/kg, da considerare come prezzo medio di approvvigionamento da parte dell’industria olearia, a cui va aggiunto il costo di trasporto, logistica oltre a quelli industriali come movimentazione, filtrazione, blend, analisi, imbottigliamento e logistica; una marginalità per l’industria olearia e per la Grande Distribuzione. Risultato? Un posizionamento medio al pubblico prevedibile tra 11 e 12 euro al litro. In ogni caso la seconda parte 2024 non dovrebbe subire ulteriori aumenti di prezzo, a scaffale si andrà verso una stabilità. I consumatori non smetteranno di utilizzare l’EVO (diventato ormai un vero e proprio nutrimento nella dieta e tradizione italiana), ma razionalizzeranno il consumo con acquisti più frequenti, senza grandi scorte. Diminuirà l’incidenza promozionale e il consumatore farà scelte più attente sulla qualità del prodotto.

     

    • Quanto hanno inciso sulle vostre vendite i recentissimi eventi (pandemia – conflitto Ucraino Russo e conseguenti costi energetici – incremento dei consumi extra al vecchio continente)?

    In primo luogo, hanno inciso due anni di forte siccità e condizioni climatiche sfavorevoli, causando una perdita di produttività di oltre il 40%, con aumenti dei costi della materia prima molto importanti. Poi, la pandemia e la crisi russo-ucraina hanno inciso sull’aumento dell’inflazione: i costi di molti prodotti sono aumentati vertiginosamente e a questo si aggiunge la difficoltà nel reperire le materie prime.

    Da una parte, l’industria ha cercato di assorbire questi rincari. Dall’altra, non riuscendo più a sostenerli, ha dovuto riversarli in parte nel carrello del consumatore. In particolare l’aumento dei costi di materie prime e il caro-bollette – conseguente all’aumento dei prezzi dell’energia scatenato dalla guerra – hanno appesantito l’intera catena di approvvigionamento alimentare.

    Sugli scaffali dei supermercati sono perciò lievitati i prezzi di prodotti indispensabili per le famiglie, come pane, pasta, carne ed ovviamente oli. Nel canale retail, l’incremento di prezzo a scaffale ha prodotto un trend negativo nei volumi generalizzato su tutte le sottocategorie, il più performante in termini di volumi e penetrazione rimane il Comunitario EU, a seguire il 100% Italiano.

     

    • “Sofisticazione” del prodotto: da tempo si parla di Olio di Semi allungato con una piccolissima percentuale di EV che rende l’olio di semi del colore dell’extravergine. Come affrontate voi produttori, che da sempre costituite l’ossatura forte della categoria, questo tema? Come lo combattete? Quali sono gli organismi che tutelano la categoria, il consumatore e soprattutto la serietà dei produttori e confenzionatori?

    Noi come azienda e come associazione Unifol, ci siamo schierati in maniera chiara contro questa categoria di prodotti, che non fanno altro che creare confusione con il rischio di confondere i consumatori, attirati da prezzi molto convenienti. I condimenti a base di olii vegetali e oli extra vergini di oliva non rappresentano un valore aggiunto in quanto mettono sullo stesso piano la raffinazione chimica degli olii vegetali con la naturale spremitura delle olive dell’extravergine. Un passo indietro nella trasparenza e comprensibilità, che sono diritti sacrosanti dei nostri consumatori La Grande Distribuzione e le organizzazioni competenti devono tutelare la categoria, non permettendo lo sviluppo e la crescita di comunicazioni e progetti poco chiari, che oltre a penalizzare il consumatore finale, andrebbero a ledere l’immagine dell’intera categoria. Noi in totale controtendenza andremo a garantire sempre e comunque la qualità del nostro prodotto, per la quale non scendiamo mai a compromessi.

     

    • In quali aree si possono sviluppare attività sinergiche tra le aziende della categoria e la GDO?

    Sul piano delle opportunità di collaborazione la Gdo dovrebbe impegnarsi a dare valore al settore (fino ad oggi troppo legato al prezzo e alle promozioni) spingendo attivamente il prodotto italiano. In particolare, ci auguriamo che la Grande Distribuzione possa sempre meglio riconoscere la nostra brand reputation basata sulla valorizzazione della nostra filiera agricola produttiva e sui nostri progetti di biodiversità. Per noi resta centrale la qualità del prodotto che arriva sulle tavole dei nostri consumatori, e per la quale non vogliamo scendere a compromessi, uscendo a volte anche penalizzati sullo scaffale per i prezzi più alti. Allo stesso tempo, è necessario che la Gdo reagisca al crescente rischio di ingresso sul mercato di prodotti di bassa qualità, surrogati dell’extravergine, che possono screditare il comparto fino a perdere la fiducia del consumatore e far diminuire ulteriormente i volumi.